With these black-and-white photographs, Joseph Maida reflects on the history of the body in Western Art, with a particular interest in Lee Friedlander’s nudes from the 1970’s and 80’s. Maida reinterprets that work, originally shown at New York’s Museum of Modern Art (MoMA) in 1991, as a present-day homage to bodies across gender and identity spectra. To picture the nude anew, Maida draws upon visualizations of all bodies, predating the invention of photography, to connect the past to the present for a vision of the future. In the book’s introduction La Bella Figura, Maida provides a personal and cultural account to contextualize this new series with nods to an education in photography at Yale University with prominent figures including Richard Benson, Catherine Opie, and John Szarkowski. Celebrated artist and Emmy-nominated producer, Zackary Drucker, one of Maida’s earliest students, also lends her discerning voice for the book's foreword The (Un)Certainty of Seeing. Con queste fotografie in bianco e nero, Joseph Maida riflette sulla storia della rappresentazione del corpo umano nell'arte occidentale, con particolare interesse per i nudi di Lee Friedlander degli anni '70 e '80. Maida reinterpreta quel lavoro, originariamente esposto al Museum of Modern Art (MoMA) di New York nel 1991, come un omaggio dei giorni nostri al corpo umano, illustrato attraverso tutta la gamma di identità di genere. Per raffigurare il nudo in modo diverso, Maida attinge a rappresentazioni visuali di corpi umani, anche antecedenti all'invenzione della fotografia, per collegare il passato al presente e lanciare uno sguardo al futuro. Nell'introduzione del libro, La Bella Figura, Maida fornisce un resoconto personale e culturale per contestualizzare questa nuova serie di fotografie, con cenni alla sua formazione in campo fotografico, a Yale University, sotto la guida di figure di spicco tra cui Richard Benson, Catherine Opie e John Szarkowski. Zackary Drucker, famosa artista e produttrice nominata agli Emmy e anche uno dei primi studenti di Maida, presta la sua voce, perspicace come sempre, per la stesura della prefazione del libro L’(In)certezza del Vedere.
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