Preoccupato dagli essenzialismi segregazionisti che lacerano le comunità, Amin Maalouf si impegna a utilizzare la letteratura come mediatore tra le culture e a proporsi come attraversatore di confini, tenendo conto della sua condizione di scrittore deterritorializzato, di frontiera e minoritario, cresciuto alla confluenza della cultura araba ed europea. Per lui, i confini tra narrativa e saggistica, così come altri nella sua vita, sono sfumati e permeabili, consentendo un intreccio interculturale che alimenta la riflessione e la riconfigurazione dei mondi. Considerando il viaggio come un'opportunità per riconfigurare l'identità, questo scrittore fa del viaggio uno dei temi principali della sua narrativa, grazie all'apertura all'altro, al decentramento e al cambio di prospettiva che esso consente.