Negli ultimi anni il settore dei media è stato caratterizzato dall'aumento del fenomeno della "weaponization of information". Spesso viene presentato come un vero e proprio esercizio della libertà di espressione da parte di attori simili ai media. Gli strumenti legali, attualmente impiegati per contrastare la disinformazione, sono spesso considerati come limitazioni imposte alla libertà di espressione, e tali limitazioni sono solitamente giustificate dai rispettivi governi invocando legittimi interessi di sicurezza nazionale e/o integrità territoriale. Il presente documento cerca di rispondere alla domanda se le contromisure legali all'armamento dell'informazione possano essere costruite in conformità con le norme internazionali sui diritti umani. Il documento si compone di tre capitoli. Il primo capitolo definisce la "weaponization of information" e il suo rapporto con la propaganda e la disinformazione, traccia il contesto rilevante e le risposte legali tentate. Il secondo capitolo esplora la prassi della Corte europea dei diritti dell'uomo nei casi che coinvolgono interessi prevalenti di sicurezza nazionale e/o integrità territoriale. Infine, il terzo capitolo analizza le raccomandazioni esistenti per contrastare la disinformazione e conclude suggerendo possibili soluzioni.
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