"Carl", ventitreesimo volume de "L'Opera" è il secondo capitolo della "Trilogia della Giustizia" (Sigmund, Carl, Erich). Un'immersione nel labirinto del sistema giudiziario, nelle "fabbriche della colpevolezza", dove la verità non esiste di per sé, ma si costruisce, pezzo per pezzo. Cos'è la giustizia, se non un fragile equilibrio tra percezione e pregiudizio? In un mondo che idolatra la prova scientifica come oracolo infallibile, questo libro svela un paradosso: più la prova si perfeziona, più la verità sfugge. È una finzione. Le indagini, i test, le sentenze: tutto si muove su un terreno scivoloso, dove il dubbio e l'errore diventano protagonisti. E la giustizia? Si trasforma in un racconto, una narrazione che cambia a seconda di chi la racconta. "Carl" non propone una giustizia fatta di certezze, ma una giustizia che accoglie la complessità del reale. Un viaggio provocatorio che smonta la fede cieca nella razionalità, per proporre un nuovo modello: quello di una giustizia umana, in continua revisione, aperta all'errore. Perché la verità non è mai definitiva.
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