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Dalla quarta di copertina: Una maternità indesiderata con un uomo sposato è la scintilla del dramma pastorale e fiabesco, in cui al posto di orchi e fate ci sono creature altrettanto misteriose e cupe di briganti e pastori. Ma Grazia Deledda non si limita a denunciare lo stato di degrado al quale una fanciulla bella e inconsapevole può ridursi per colpa di un amore ingannevole, prima rubato e poi tradito, bensì traccia, all'interno di una cornice rurale e selvaggia (il locus amoenus mitico della sua infanzia), tutta una serie di rappresentazioni simboliche e contraddittorie che rendono…mehr

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Produktbeschreibung
Dalla quarta di copertina: Una maternità indesiderata con un uomo sposato è la scintilla del dramma pastorale e fiabesco, in cui al posto di orchi e fate ci sono creature altrettanto misteriose e cupe di briganti e pastori. Ma Grazia Deledda non si limita a denunciare lo stato di degrado al quale una fanciulla bella e inconsapevole può ridursi per colpa di un amore ingannevole, prima rubato e poi tradito, bensì traccia, all'interno di una cornice rurale e selvaggia (il locus amoenus mitico della sua infanzia), tutta una serie di rappresentazioni simboliche e contraddittorie che rendono evidente il continuo senso d'impermanenza dell'esistenza. Gli alti e bassi vertiginosi di quasi tutti i personaggi cozzano con l'idealizzata riprova sociale a cui tutti profondamente aspirano, tutti al contempo vittime e carnefici. Contrariamente alla Lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, in cui il ruolo sociale del senso di colpa è preponderante e il marchio serve da monito per il resto della comunità, in Cenere è il sacrificio ultimo della vita della madre per il bene del figlio a tenere le fila della narrazione. In questo caso non ci sono sconti di pena: Olì non ha modo di emanciparsi con un lavoro manuale per provvedere alla sua creatura e si perde in un abisso di autodistruzione fatto di inganni ed illusioni, reiterando ossessivamente sempre gli stessi errori e rifiutandosi anche di prendere parte alla narrazione, mentre il figlio abbandonato resta l'unico protagonista di un romanzo di formazione.
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Autorenporträt
Grazia Deledda nasce a Nuoro nel 1871, in una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Interrotti gli studi precocemente, la giovane Grazia approfondisce da autodidatta la sua passione per la letteratura, giungendo a pubblicare alcuni suoi racconti sulla rivista L¿Ultima Moda, a soli 19 anni. Nel 1900 si trasferisce a Roma con il marito, conosciuto a Cagliari l¿anno prima: rimarrà nella città fino alla morte, avvenuta nel 1936. E¿ proprio nella capitale che i suoi capolavori vedono la luce: Elias Portolu (1903), Cenere (1904), L¿Edera (1908), L¿incendio nell¿oliveto (1918), Il segreto di un uomo solitario (1914), Canne al vento (1913), Marianna Sirca (1915), Il Dio dei viventi (1922), e infine Cosima, pubblicato postumo. Ma è il 1926 a rappresentare una data significativa per la scrittrice, chiamata a ritirare il premio Nobel per la letteratura: Grazia Deledda, prima donna a ricevere tale onorificenza, fu premiata per la sua prosa idealisticamente ispirata che con chiarezza plastica dipinge la vita della sua isola nativa e con profondità e simpatia si confronta con i problemi umani in generale.