"C'è, in Pavese, qualcosa di platonico, e non per una gratuita somiglianza; si sfiora, in lui, la nuova enunciazione di una anamnesi, che forse ci spiega l'ispirazione (scoperta o mito) all'antica, anamnesi non più trascendentale ma circoscritta all'embrionale memoria infantile. Siamo di fronte a una lavagna vergine su cui i primi segni debbono essere cancellati per poter scrivere ancora; la coscienza verrà poi, e dei primi segni non resterà che una traccia indistinta. Ma qui occorrerebbe, a render valida l'estetica che ne sortirebbe, tutta una gnoseologia che la sostenesse e che ancora non abbiamo (gnoseologia che non potrebbe derivarci se non da fonti scientifiche, dalle parti di Freud, o meglio di Pavlov, o magari dagli epistemologi, e spazzasse quel po' di frasario idealistico che ancora ingombra questi argomenti)". Italo Calvino - 'Pavese in tre libri'.