Questa prova saggistica di Simone Fappanni mette in relazione due aspetti dell'indagine che si può avviare su Dante Alighieri: l'investigazione sulla dimensione interpretativa del testo e l'illustrazione della produzione artistica sulle figure e sui personaggi della Commedia. In particolare, Fappanni, rifuggendo dai percorsi iconici che vari artisti hanno dedicato al poema dantesco, appunta il suo interesse sulla resa aniconica del poema, condotta da artisti che percorrono le correnti dell'astrattismo. Ciò vale, da una parte, a confermare la straordinaria polisemicità del poema, che può sollecitare le sensibilità degli artisti più diversi; dall'altra, costituisce una prova ulteriore con cui l'autore si cimenta nei confronti di un'indagine che è obiettivamente più ardua rispetto a una semplice disamina della produzione visiva tradizionale dedicata al poema, dall'Ottocento in poi (basti pensare alle figure celebri di un pittore come Rossetti riguardanti famosi amanti come Paolo e Francesca o alla rappresentazione stessa di Beatrice). Come Fappanni bene dimostra, la ricerca degli artisti astrattisti si sviluppa a pieno nella dimensione fortemente fisica dell'Inferno con soluzioni fortemente coloristiche che, pur nella loro non figuratività, rendono bene la drammaticità della condizione delle anime dei dannati. Nel procedere alle proposte astratte che riguardano il Purgatorio e il Paradiso, ciò che si perde in drammaticità, si guadagna in simbolicità, soprattutto nel suggerire le atmosfere celestiali del Paradiso. (Dall'Introduzione di Vincenzo Montuori)
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