Lo studio esamina due paradigmi che hanno influenzato la natura della cultura tradizionale e le relazioni del messaggio evangelico in Africa. Da un lato, il paradigma dialettico è stato al servizio degli europei, in particolare dei missionari per gran parte del periodo coloniale. I missionari percepivano l'Africa in termini negativi, nella misura in cui la maggior parte di loro non comprometteva il loro punto di vista. Quel punto di vista era quello di distruggere ogni tessuto della società africana tradizionale. Questo è stato il fondamento di una teoria pregiudizievole del "centro-periferia", alla quale gli europei hanno aderito. Lo studio sostiene che è stata questa teoria del centro-periferia che ha plasmato, per esempio, il cristianesimo missionario a rimanere come una religione straniera, nonostante abbia un punto d'appoggio quasi permanente in Africa. D'altra parte, il paradigma dialogico percepisce un ruolo integrativo, in cui la cultura tradizionale può funzionare al servizio della teologia e quindi rinvigorire il cristianesimo africano. Utilizzando il contesto dello Zimbabwe, lo studio sostiene che quest'ultimo modello dialogico è più appropriato per trasformare il cristianesimo africano in modo da renderlo più vivo.