Durante la Guerra Fredda, gli abitanti dei Paesi allineati al regime socialista sovietico soffrivano delle restrizioni più generali, come la limitazione del diritto alla libera circolazione, il controllo dell'economia e la scarsità di cibo, ma anche della costante minaccia di una guerra nucleare. Inoltre, i cittadini denunciati come nemici dello Stato venivano perseguitati dalla polizia politica, che li manipolava attraverso la sorveglianza, la violenza fisica e la destabilizzazione emotiva. L'atmosfera di repressione, paura e violenza erano componenti di una realtà inquietante che creava le condizioni per un trauma cumulativo. L'obiettivo di questo lavoro è vedere come l'esperienza traumatica di questi tempi e le strategie di resistenza al trauma siano rappresentate nella letteratura scritta dopo la fine della dittatura comunista.