Il processo di emancipazione di uno Stato deve essere innaffiato alla sorgente dei diritti fondamentali della sua popolazione, nella speranza di una valorizzazione delle sue pratiche economiche, sociali e culturali. Altrimenti, la negazione di questo principio viene descritta come "crudeltà" e "brutalità", comportamenti riprovevoli rispetto agli strumenti regionali e internazionali. Se la Società delle Nazioni, trasformatasi in Organizzazione delle Nazioni Unite, ha dedicato una Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dei popoli il 10 dicembre 1948, è stato con l'obiettivo di migliorare la visione della "convivenza" per le comunità e le nazioni e di pubblicizzare le atrocità della Prima guerra mondiale; è in questo senso che la difesa, la protezione e la promozione dei diritti umani sono inizialmente responsabilità degli Stati, ma anche di tutti gli esseri umani che condividono queste legittime aspirazioni che sono l'uguaglianza, la dignità e soprattutto il diritto alla vita. Nonostante questi sacri valori universali, alcune vite umane sono sminuite e subiscono ancora le più inimmaginabili e orribili violazioni dei diritti umani in molti Paesi, tra cui il Burkina Faso, un Paese africano del Sahara meridionale.