Negli anni Settanta, gli algerini hanno deciso di rompere con i valori dell'ex occupazione francese, compresa l'uguaglianza di genere, per esprimere il loro nazionalismo tornando alla fonte, cioè alla tradizione e ai principi religiosi che conferiscono autorità agli uomini e impongono sottomissione alle donne, e alla reclusione delle donne in casa, che da allora sono diventati fatti culturali. Nina Bouraoui, autrice franco-algerina che ha trascorso parte della sua adolescenza in Algeria, solleva il velo su questa realtà attraverso il suo romanzo La voyeuse interdite. Questo libro, utilizzando come metodi di analisi la sociocritica e la stilistica, si propone di studiare i procedimenti scritturali utilizzati da Nina Bouraoui per far passare il suo messaggio, soprattutto perché infrange tutti i tabù legati ai codici di correttezza, dissacrando il corpo della donna e adottando persino un linguaggio violento. Questo libro vuole anche mettere in luce le tematiche e l'ideologia a cui Nina Bouraoui aderisce attraverso La voyeuse interdite, il suo primo romanzo.
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