"Il patrimonio va in rovina. Ogni tanto si stacca qualche calcinaccio nel silenzio, qualche lastrone precipita con un tonfo spaventando i passeri. Gli alleati allestirono poligoni per i tiri di artiglieria. I disoccupati rubarono scrivanie, termosifoni, tubature, cabine telefoniche, lavandini, impianti elettrici. I senzatetto si scaldarono bruciando imposte e porte in mezzo alle stanze. L'U.N.R.R.A. vi aprì magazzini. Non esiste più un vetro nelle mille occhiaie delle vuote finestre". E 42, apologia di un sogno mai avverato, è con queste parole che si spegneva lentamente un sogno. Il sogno di Mussolini, manifesto della priorità di un'idea, manifesto di una società, intellettuale e non, le cui illusioni erano destinate ad infrangersi, come i vetri delle mille occhiaie vuote, delle vuote finestre. Tina Wiquel.
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