Una volta Ornette Coleman disse: La mia musica inizia dove quella di Charlie Parker finisce. Dichiarazione che potrebbe apparire alquanto pretestuosa, ma che nasconde una verità apodittica. Il bop free-form e le avanguardie a volo libero consentirono al jazz una maggiore espressione ed una visione allargata dell'universo musicale di riferimento che, in quello scorcio di anni Sessanta, iniziava a legarsi con sonorità etniche, problematiche razziali, terzomondiste, africanismo multi-ritmico, spiritualismo, elementi delle culture altre, impegno civile e politico, strumenti antichi ed insoliti creando una sorta di melting-pot sonoro non sempre di facile comprensione. Soprattutto la geniale lezione parkeriana venne in qualche modo interrotta dall'arrivo sulla scena di una generazione di musicisti attratti da un linguaggio sonoro ricco di connotazioni extra-musicali, che si riallacciavano ad una spiritualità imbevuta nell'intera esperienza dei discendenti degli schiavi africani nelle Americhe.. Steve Lacy in un'intervista radiofonica disse: Da una parte c'erano tutti i musicisti accademici, gli hard boppers, quelli della Prestige e della Blue Note che facevano cose con una leggera tendenza progressista. Ma quando entrò in scena Ornette Coleman, allora fu la fine delle teorie (...) Ricordo che in quei giorni disse, cercando con cura le parole: ciò che abbiamo è una certa quantità di spazio e ci si può mettere dentro tutto quel che si vuole. Questa fu la grande rivelazione.Il free jazz offrì un altro mezzo di auto-espressione ai jazzisti che cercavano qualcosa che andasse oltre il bebop. Di conseguenza, le loro esplorazioni rivelarono un universo alternativo fino ad allora impensato, i cui suoni inizialmente sembravano astratti, alieni ed ultraterreni ma, che in realtà, erano una sincera espressione della condizione umana, a cui si aggiunse il chiaro riferimento al contesto politico e sociale dell'epoca. Al netto di qualsiasi congettura, la musica jazz non fu più la stessa. Free Jazz o Avanguardia? Qualunque sia la terminologia utilizzata o la definizione semantico-linguistica di riferimento, questo saggio tenta di far luce sui musicisti e i dischi che sono stati parte integrante, determinante o accessoria dello sviluppo di quel movimento che, nell'accezione più larga del termine, viene chiamato free jazz, comprensivo anche di quegli innovatori che, attraverso la loro ricerca o un'idea di cambiamento, sia pure in nuce, ne abbiano favorito la nascita
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