Il testo cerca di spiegare l'interazione tra la gastronomia, le manifestazioni musicali e le danze tradizionali capoverdiane nel loro legame con il ciclo vitale degli abitanti delle isole. Sono gli ingredienti sempre presenti sia nella celebrazione della vita - nascita, matrimonio, date commemorative - sia nell'esprimere lo sgomento della morte e dei suoi rituali. Il testo sottolinea l'importanza del miscegenariato per i capoverdiani e come questo abbia dato loro la propria cultura creola. D'altra parte, le risorse e le produzioni locali hanno determinato un'alimentazione basata essenzialmente su mais e fagioli, che accompagnano carne di maiale, capra e pollo (zone rurali), o pesce, soprattutto tonno, sugarelli e sgombri (zone costiere). Il testo cerca anche di mostrare che i suoni e i ritmi accompagnano la vita dell'uomo isolano nelle sue faccende, nei suoi momenti di svago o di gioco e anche nei momenti di celebrazione religiosa, rivelandosi nei canti di lavoro, nelle ninne nanne, nel "curcutiçan" e nei canti liturgici, nelle loro forme più diverse. È così che ci si rende conto che la vita sulle isole ruota intorno a pentole e padelle, tanta musica e balli.