Gelicidio. Un velo di ghiaccio liscio e bagnato copre le strade e rende impossibile camminare. Il reparto di ortopedia dell'ospedale dove lavora Roversi è all'improvviso invaso da traumi da caduta, le sale d'aspetto sono affollate, i corridoi pieni di barelle. Fra questi Pazienti si nota una ragazza che ha una mano fasciata e nasconde il viso nel cuscino, lasciando in vista una folta e fluente chioma rossa. Finito il trattamento della ferita la ragazza si allontana senza lasciare generalità e prendere l'appuntamento per il successivo controllo. Roversi la rivede nell'ambulatorio privato del giovedì, ed è sorpreso, cambia la fasciatura, ma la mano non ha intenzione di guarire, la ferita è più aperta e tendini e ossa sono esposti. La ragazza dovrebbe essere operata. Ma lei rifiuta, e si allontana senza lasciare un recapito. In quei giorni la cittadina è scossa da un doppio grave attentato, due poliziotti di pattuglia sono feriti con la loro stessa arma, sono gravi e l'intera questura si attiva per trovare il colpevole. L'indagine è affidata ad Angelina Carta, amica e quasi fidanzata del Dr. Roversi. Gli indizi sono esili e contraddittori, ma convergono verso la ragazza dai capelli rossi, che ha agito per compiere una vendetta maturata in due secoli di rabbia. Elizabeth Siddal è una modella celebre per la chioma rossa fluente, vissuta nell'Ottocento e morta suicida per amore, ma mai realmente scomparsa. La sua ricomparsa per vendicare il suo grande amato, mentore e marito Gabriel Rossetti, sarà l'occasione per raccontare a Roversi le esperienze di una pittrice dotata di sensibilità e grazia, ma povera, e destinata a diventare amante, oltre che musa, nel gruppo dei Preraffaeliti. Elizabeth promette a Roversi l'arma con la quale ha ferito i poliziotti e Roversi, in cambio, una dose di sedativi sufficiente a farla tornare nell'oblio da cui era uscita.
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