Nel ventre di Uruk, il potente Gilgamesh alza lo sguardo verso l'eterno. Egli, re e semidio, osa sfidare la morte, infrangere i confini della carne, affrontare l'abisso che divora gli uomini e gli dèi. Il suo cammino è solcato da sangue e sabbia, da visioni terribili e silenzi assordanti. Egli si getta nel mistero, afferrando l'invisibile, sfidando il Destino, come un lupo ululante nella notte senza stelle. Amico di Enkidu, creatura della terra, Gilgamesh si spinge fino ai confini dell'umanità per scoprire la verità. Ma il tempo è feroce e l'eternità non perdona. Cosa resta quando il divino si confonde con il mortale? Quando la paura dell'infinito si scontra con il desiderio di immortalità? L'ottavo volume de "L'Opera" e secondo della "Trilogia del Tempio" (Gautama, Gilgamesh, Pitagora) affronta le domande perenni che accompagnano l'umanità e, per rispondere, cade nel baratro dell'oscurità. È una danza con la morte. La voce interiore nel frastuono delle cose del mondo. Un grido che risuona attraverso i secoli e che accompagna il lettore nelle profondità insondabili dell'ignoto.
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