La centralità assunta nel dibattito politico dall'imperativo categorico dell'aumento incondizionato dei rimpatri ha avuto degli impatti significativi nell'universo degli accordi internazionali di riammissione dei migranti irregolari. Per giungere a soluzioni rapide e popolari gli Stati europei hanno stipulato accordi con Stati terzi poco affidabili e non rispettosi dei diritti umani, come Turchia, Libia e Sudan. La volontà, condivisa dall'Unione europea e dall'Italia, di accelerare e semplificare le operazioni di rimpatrio ha prodotto, inoltre, una semplificazione degli stessi accordi di rimpatrio. In parallelo allo sviluppo delle politiche di rimpatrio, infatti, si è sviluppato un nuovo tipo di (non)accordi dalla dubbia natura giuridica che sfuggono i controlli posti dagli ordinamenti internazionali ed interni,con grave danno delle tutele poste dai diversi ordinamenti a favore dei migranti. L'evoluzione degli accordi di rimpatrio ben rappresenta la politica europea ed italiana in materia di immigrazione, volta più a rispondere alle domande dell'opinione pubblica con misure emergenziali e propagandistiche che a tutelare la dignità e i diritti fondamentali dell'uomo.