Il testo offre un resoconto storico accessibile dell'emergere della prescrizione del principio di uguaglianza tra uomini e donne come atto linguistico del discorso occidentale dominante. Per affrontare l'"in-differenza" che ne deriva, parte da solide basi freudiane-lacaniane per effettuare una lettura sistematizzata di questo atto linguistico, alla ricerca delle conseguenze sulla cultura e sul soggetto. Snocciola fondamenti logici che rendono esplicita la relazione tra la prescrizione del principio di uguaglianza con fenomeni socio-culturali paralleli, nonché con i paradossi che attraversano il patto sociale attuale attraverso circuiti quali inclusione-esclusione, istituito-istituente, riprovazione-idealizzazione. Si avvale della psicoanalisi come metodo e come teoria, che a suo tempo ha permesso di pensare alla sessuazione come attributo simbolico della specie umana, ma anche alla differenza sessuale come differenza significante che è la matrice del linguaggio come suo habitat specifico e privativo, un paradosso che di solito viene evitato in difesa delle posizioni ideologiche opposte all'approccio di genere. Può consentire dialoghi fruttuosi con altre discipline: filosofia, linguistica, diritto, sociologia, pedagogia.