Tra le centinaia di pagine autografe di Silvio Pellico, pervenute al comune di Saluzzo attraverso varie donazioni dall'800 fino ad oggi, sono conservati materiali molto eterogenei: stralci di lettere, abbozzi di poesie, citazioni bibliche o tratte da qualche autore classico, trascrizioni di testi ad uso della marchesa Di Barolo di cui Pellico è stato a lungo collaboratore e segretario, manoscritti integrali di alcune tragedie ed infine alcuni fogli più "misteriosi" ossia testi in gergo carbonaro che finora sono stati trascurati dagli studiosi del Pellico, ad esclusione di Domenico Chiattone, storico saluzzese, studioso di storia locale e biografo del Pellico. In uno di questi fogli, scritto a matita sopra al testo scritto a penna, c'è il codice di decifrazione ossia Pellico ha riscritto sopra a matita la frase in italiano, riportata sotto in gergo carbonaro, il che ha permesso cento anni fa a Chiattone e negli ultimi mesi anche a me di decriptare questi testi. Cristina Contilli, aprile (giugno) 2016
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