C'è qualcosa di Yeats nella poesia di Gentile - la realtà che si dilata ed è oltre gli occhi, il ricordo di una terra perduta - assieme alla tradizione della poesia civile di alcuni quattrocenteschi - c'è Pasolini e le frequentazioni di Gentile con la musica heavy metal. C'è la capacità di indignarsi (ancora), la rabbia e l'orgoglio, le grida e la speranza. La capacità di riuscire ancora a guardare il mondo con occhi che si stupiscono ancora dell'ignavia che domina i rapporti del "Mondo di mezzo", il mondo dei sudditi. Non uccidete il bambino, dice Emanuele Gentile, il bambino è il mondo...
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