Il testo vuole essere un'attenta analisi del problema della teodicea in Jean-Jacques Rousseau attraverso l'esame di tre sue letture paradigmatiche: quella di Ernst Cassirer, di Jean Starobinski e di Frederick Neuhouser. Cassirer evidenzia la centralità dell'attacco del Ginevrino nei confronti della società, presentata, allo stesso tempo, come causa e occasione del male. Starobinski,invece,grazie agli strumenti della psicanalisi,sposta la trattazione dal piano filosofico, politico-antropologico a quello introspettivo proprio della singola interiorità. I due poli della teodicea, Dio e il male, si scontrano così con i disturbi psichici dell'io di Jean-Jacques. Dalla trattazione del male in generale si passa al "malheur" vissuto in prima persona dall'autore e alla sua incessante ricerca di comprensione e giustificazione. In conclusione, l'analisi fornita da Neuhouser apporta un'originale contributo alla discussione relativa alla teodicea occupandosi della prognosi e della diagnosi dei mali della società a partire dalla specifica passione dell'amor proprio.