Prima degli anni '60, i neonati pretermine con gravi patologie polmonari avevano un'alta mortalità perché non era disponibile la tecnologia per il supporto ventilatorio e farmacologico, quindi il trattamento consisteva in misure di supporto generali. Fino a quando non è stata introdotta la ventilazione meccanica (MV) con apparecchiature biomediche che consentivano la ventilazione, i neonati pretermine e a termine con compromissione respiratoria e immaturità polmonare avevano maggiori probabilità di sopravvivere. Oggi la MV è il trattamento standard per i neonati con grave distress respiratorio. A seconda delle condizioni ospedaliere e della disponibilità tecnologica in cui nasce un neonato con compromissione respiratoria, vi è un tasso di sopravvivenza differenziato; nel caso dei Paesi emergenti, il tasso di sopravvivenza di un neonato con peso alla nascita inferiore a 1.000 grammi dipende dalle condizioni e dalla disponibilità tecnologica e dal personale sanitario addestrato alla cura dei neonati prematuri ed estremamente prematuri; nel trattamento della MV vi sono fattori associati allo sviluppo di complicanze intrinseche come il barotrauma.