L'emergere in ambito umano di gravi sindromi respiratorie acute (Severe acute respiratory sindrome, SARS e forme SARS-like) ha stimolato un rinnovato interesse nei confronti dello studio dei coronavirus animali (CoVs) come nuovi potenziali agenti di zoonosi dirette ed indirette. Nel cane canine coronavirus (CCoV) è noto sin dal 1970 come agente responsabile di una forma lieve di enterite, anche se la malattia non è stata ancora sufficientemente indagata ed il ruolo che tale virus gioca nella patogenesi delle malattie enteriche non è ancora ben definito. ). Come conseguenza dell'elevata frequenza di mutazioni di questo virus a RNA, negli ultimi dieci anni è emerso un nuovo genotipo di CCoV, identificato nelle feci di cani infetti, responsabile di gravi forme sistemiche, così come è emersa una nuova variante respiratoria, identificata come Canine respiratory coronavirus (CRCoV), coinvolta nella sindrome nota come Malattia infettiva respiratoria canina (CIRD), detta anche "tosse deicanili" o "tracheobronchite del cane".