Nonostante l'immensa presenza storica della vergogna nel discorso culturale, religioso e filosofico, la vergogna rimane un fenomeno peculiare e probabilmente poco studiato. Sebbene la ricerca contemporanea conosca la presenza della vergogna in una molteplicità di forme attuali di problemi di salute mentale e disturbi psicologici, il suo ruolo rimane spesso poco chiaro e necessita di una differenziazione. Le concettualizzazioni vanno dalla vergogna come disadattamento, alla vergogna come necessità di sviluppo, o addirittura l'assenza della vergogna come prova di psicopatia. Sulla base di questa natura sfaccettata, sorge un ulteriore mistero quando si pone la questione di come la vergogna debba essere affrontata dal punto di vista degli psicologi quando si trattano i pazienti. La presente ricerca cerca di illuminare questo dilemma analizzando le esperienze di lavoro con la vergogna in un campione di psicologi esperti. L'obiettivo è quello di generare un nuovo approccio fenomenologico per comprendere gli interventi sulla vergogna, soprattutto perché le scuole contemporanee di terapia psicologica presentano clinici con mezzi di intervento spesso conflittuali piuttosto che multimodali.
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