Il lavoro si propone di mettere in luce, utilizzando un approccio olistico e sistemico, la difficile oliatura del modello economico/giuridico di "flexicurity", orientato a contemperare esigenze diverse, talvolta antitetiche, quali la sicurezza occupazionale (per il lavoratore) e la flessibilità nel mercato (per le imprese). L'autore sottolinea limiti e difficoltà di matrice economica dell'attuale modello giuslavoristico italiano, prospettando, alla luce dell'esperienza comparata, le maggiori alternative fondate su assiomi teorici e praticate in diversi Paesi stranieri. Il lavoro mira ad analizzare, altresì, l'annosa questio del rapporto tra crescita economica e rigore finanziario: ci si propone di chiarire i termini di tale rapporto, se lo si debba intendere cioè in senso dicotomico oppure se la suddetta relazione vada intesa come costituita da due dimensioni che si contemperano e corroborano a vicenda. Il tema è trattato con riferimenti storici ed istituzionali, rispetto ai quali si è cercato di investigare soprattutto le radici del modello sociale europeo, sottolineandone i riflessi sul Welfare State dei Paesi membri e sui differenti modelli di Stato Sociale.