Negli anni Novanta, il Brasile ha stabilito norme democratiche per garantire i diritti dei bambini e degli adolescenti. Ha istituito un sistema di gestione dei reati commessi dagli adolescenti, combinando la responsabilità con la prevalenza di prospettive pedagogiche, ossia le misure socio-educative. Questo lavoro analizza la fattibilità dei processi di mediazione dei conflitti tra adolescenti che scontano una misura socio-educativa di privazione della libertà. I dati presentati derivano da uno studio di caso condotto in un istituto del Distretto Federale, nella regione centro-occidentale del Brasile. Il lavoro comprende: l'identificazione della tipologia dei conflitti tra pari e dei meccanismi istituzionali utilizzati in risposta al conflitto; la caratterizzazione del campione di popolazione servita; la percezione dei soggetti sulla fattibilità dell'applicazione della mediazione. I risultati della ricerca evidenziano come limite la tendenza dell'istituzione a una gestione dei conflitti basata sull'isolamento. In questo contesto, il potenziale della mediazione risiede nell'innescare percorsi alternativi in grado di introdurre nuovi apprendimenti e modificare la portata dei conflitti.
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