La concezione negativa dell'antropologia politica di Carl Schmitt ha generato in molti studiosi la convinzione che l'unico baluardo per sconfiggere il neoliberismo sia, ancora oggi, in piena globalizzazione, un ritorno alla statualità, vista come unico agente frenante rispetto alla 'libera' concorrenza dei paesi capitalisti. Questa posizione nostalgica di un potere visibile e riconoscibile si è scontrata però con la realtà e gli eventi storici, i quali hanno mostrato il vero volto violento e predatore del potere così ben descritto da Hannah Arendt. D'altra parte oggi lo stesso potere riesce nello stesso tempo anche a camuffarsi e a nascondersi negli interstizi del sapere mostrando un volto apparentemente 'amichevole', come ha svelato Michel Foucault. Il volume intende riflettere sul confronto critico tra questi studiosi, i quali, sebbene da prospettive diverse, hanno colto alcuni di questi meccanismi pervasivi e nello stesso tempo minacciosi del potere.
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