Nell'Inghilterra del 1869, anno in cui John Stuart Mill scrisse il presente saggio, le donne non avevano diritto di voto e la loro funzione sociale era limitata a ruoli domestici. Mill, nella sua attività di parlamentare, cercò di far passare un emendamento a favore del suffragio universale, ma l'operazione non riuscì in quanto la maggioranza parlamentare era composta da conservatori. Mill era invece un fine pensatore e politico liberale che si impegnò molto per la rimozione delle disuguaglianze. Comprendendo che alla base della discriminazione contro le donne vi era un problema culturale che aveva origini molto antiche, il filosofo inglese era consapevole di quanto fosse difficile scardinare un'opinione così forte basata sul sentimento e sul pregiudizio di massa. Tale retaggio culturale, però, non aveva nulla di razionale ed è proprio puntando sulla ragione che Mill cercò di argomentare in modo dettagliato l'infondatezza della disparità di genere tra uomo e donna. Mill ebbe quindi il merito di avviare un dibattito, di stimolare la società ad intraprendere un nuovo percorso che, però, ancora oggi, non è stato interamente completato. In troppe aree geografiche persiste la disparità di genere e anche nei Paesi in cui si sono registrati i maggiori progressi a livello legislativo, emergono talvolta residui di cultura patriarcale. Per questo il presente testo di Mill, illuminante per la sua epoca, rimane un punto di riferimento attuale per alimentare il dibattito contro le disuguaglianze.
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