L'azione penale obbligatoria, che regola l'attività del Pubblico Ministero italiano, è considerata dagli autori un principio più teorico che reale. L'ingente numero delle notizie di reato che pervengono, ogni giorno, alle nostre Procure della Repubblica ha determinato una seria difficoltà di smaltimento delle medesime ed un aumento nell'utilizzo dello strumento archiviativo, anche al di fuori dell' ipotesi tassativamente prevista. Il fine dei recenti interventi legislativi è quello di evitare tutto ciò. La causa di non punibilità introdotta all'art. 131 bis c.p. prevede una nuova ipotesi di archiviazione fondata sul convincimento del Pubblico Ministero, prima, e del Giudice per le Indagini Preliminari, dopo, circa la scarsa rilevanza offensiva del fatto di reato per il quale si procede. Prima di addentrarsi nell'analisi di detta innovazione la presente opera tratta l'istituto dell'azione penale in Italia e le sue criticità rilevate dalla dottrina processuale, per poi prendere in considerazione i modelli di persecuzione del crimine, alternativi rispetto a quello italiano, ed ispirati ad una scelta discrezionale dei rappresentanti della Pubblica Accusa di esercitare l'azione penale.
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