Questo lavoro vuole dimostrare che il romanzo camilliano è più simile a un romanzo di violenza che a un romanzo d'amore. Per questo motivo proponiamo innanzitutto una tipologia di violenza basata su un ampio corpus. Studiamo poi le funzioni della violenza nella narrativa camilliana, che risveglia nei lettori paure arcaiche alla ricerca di emozioni violente, costantemente mantenute da un linguaggio che è esso stesso violento. Infine, ci concentriamo sulla definizione dell'assiologia dello scrittore e della sua concezione religiosa dell'uomo e del mondo, che è destinato alla decadenza e al male sovrano, ma in cui c'è posto per il rinnovamento dell'anima. Il tema dominante della violenza è alla base di un discorso moraleggiante sulla trasgressione e la punizione e sulla tragica condizione umana. Avvicinati attraverso il prisma della violenza, i romanzi di Camilo appaiono quindi come un formidabile tentativo di demistificare la famiglia, la storia, il potere, la società borghese, che avanza sempre sotto mentite spoglie, il sentimento dell'amore e la propria scrittura, la cui grande mistificazione Camilo Castelo Branco rivela al lettore, se fosse necessario.