Questo libro affronta uno studio dell'urbanistica nelle caratterizzazioni attribuitele dal movimento moderno. La sua ipotesi fondamentale si riferisce alla possibilità di considerare come questo movimento abbia indirettamente sviluppato un'abduzione del diritto alla città, che è diventata una categoria epistemologica nell'analisi dei piani urbani sviluppati sotto la sua ispirazione. Nel corso di questo lavoro, i piani urbanistici moderni sono utilizzati nel confronto con la città come realtà empirica in costante processo di cambiamento. Si conclude che uno dei fattori che possono portare molti piani urbanistici modernisti a "fallire" è la misura in cui riescono, anche se spesso non in modo percepibile, a rapire la città reale esistente. Si propone un'empirizzazione del piano nel tempo e nello spazio dell'esperienza vissuta e, quindi, nella vita quotidiana come potenziale segno per fare e rivedere il piano urbano, da cui derivano gli sviluppi che l'attuale sviluppo dei mezzi tecnologici può offrire al piano urbano, poiché questi mezzi agiscono come parte di quella vita quotidiana.
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