Jacques Abbadie (1654 - 1727) è autore poco conosciuto in Italia, malgrado la sua importanza all'interno di quel territorio di confine rappresentato dalla spiritualità e dalla mistica cristiana. Una certa pigrizia connaturata sia al cercatore che al lettore, impedisce di scorgere oltre il limitato orizzonte di quanto è già disponibile, lasciando profonde falle nel percorso formativo degli amanti della materia. Indubbiamente la vita di questo divulgatore è stata caratterizzata dal suo essere profugo, condizione che lo ha portato ad abbandonare la sua Francia per rifugiarsi a Berlino e successivamente, ad alternarsi fra Irlanda e Inghilterra. L'aver vissuto la persecuzione religiosa, e l'esserne stato così profondamente segnato, lo ha condotto a sviluppare quelle profonde riflessioni attorno alla natura umana ed al suo agire, sovente irrazionale, che costituiscono il fulcro del libro qui presentato. Saggio è colui che innanzi a ciò che potrà essere tornado impetuoso o lieve brezza, saprà scorgervi quella chiave di lettura profonda, capace di fornire una nuova prospettiva di vita interiore ed esteriore. Ogni uomo ha questa possibilità e Abbadie l'ha scorta nel "perfezionamento" interiore, attraverso una puntuale disamina degli elementi, apparenti ed occulti, che determinano il suo agire nel mondo quaternario ed il suo approssimarsi o meno a quell'immortalità da cui la propria ignavia lo allontana.
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