La scrittura letteraria africana si è a lungo distinta per le sue radici nelle secolari tradizioni orali del continente. Esprimendosi in un continuum in sintonia con il locale, ha sempre tratto il suo materiale dal limo del patrimonio orale dei suoi autori, in una varietà di forme. Il teatro di Wole Soyinka, ad esempio, si avvale del patrimonio orale yoruba, un fermento ricco di valori estetici di miti, leggende e racconti che, oltre a essere un'arte verbale, offre una visione del mondo e colloca l'uomo all'interno di un universo relazionale. La riscoperta delle tracce dell'oralità, oggetto di questo studio, è quindi giustificata dalla natura del suo oggetto. Interessante richiamo al legame inestricabile e imprescindibile tra letteratura scritta e orale, offre, sulla base di un corpus drammaturgico, una lettura dell'esistenza yoruba attraverso il medium dei generi orali e getta ponti tra il locale e il globale, il passato e il presente, attraverso il simbolismo della transizione. L'opera affronta la questione della rapida frammentazione del patrimonio orale e suggerisce modi per rivitalizzarlo.