Questo libro si propone di definire la nozione di iperrealismo nei romanzi di P. Deville. La scelta e l'esame dei testi si basano sulla volontà di mostrare che il dispiegamento dei media nell'organizzazione interna della finzione romanzesca contemporanea è un'estetica innovativa in cui il tentativo di integrare la realtà comporta ora tecniche di ingrandimento della stessa. L'importanza data al dettaglio e l'abbondanza di media che costituiscono le deviazioni rappresentative portano alla derealizzazione dei referenti, attraverso un parossismo della rappresentazione, nel processo di comprensione della realtà. L'estetica risultante da tale pratica rivela un'apparente frammentazione, non solo dei personaggi sotto l'incantesimo della molteplicità della rappresentazione, ma anche del romanzo stesso. Questa fascinazione permette all'autore di gettare uno sguardo sui paradigmi mediatici e sui loro corollari per denunciare le pratiche della società contemporanea invischiata in simulacri e simulazioni. È una riscrittura dolorosa che rivela il profondo malessere dell'individuo in una società che lo spersonalizza e tende a metterlo sullo stesso piano degli oggetti di consumo quotidiano.
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