¿Il tribunale riproduce in piccolo una struttura sociale complessa, [¿] si apre ad una continua interazione con la società più ampia, che vi introduce il repertorio sociolinguistico italiano in tutta la sua dinamica complessità¿. (Patrizia Bellucci, A onor del vero. Fondamenti di linguistica giudiziaria, Milano, UTET, 2002). Da tale premessa nasce l¿interesse ad analizzare l¿interazione in tribunale, così peculiare a livello linguistico. In particolar modo il presente lavoro si concentra sull¿azione dell¿interprete all¿interno del processo giudiziario; è qui che la babele linguistica che caratterizza il corso della giustizia nei tribunali italiani, si fa sentire in maniera assordante, andando ad implementare quell¿asimmetria strutturale già propria di ogni interazione istituzionale. L¿analisi conversazionale ha permesso di evidenziare quanto ingombranti siano le caratteristiche linguistiche all¿interno del processo giudiziario e quanto inconsapevoli di esse siano i protagonisti dell¿interazione. Date tali condizioni di asimmetria conversazionale e di mancata formazione (e regolamentazione) linguistica degli ¿addetti ai lavori¿, è davvero possibile garantire un processo equo?