Nata a Kobe nel 1967, Amélie Nothomb è un fenomeno dell'editoria francese, se non un fenomeno della società stessa, tanto successo hanno i romanzi che scrive. Ogni settembre, la Nothomb pubblica con imperturbabile regolarità un romanzo all'anno. Anche se è stata descritta come eccentrica, coltivando la sua stranezza, ha un vasto pubblico. Che affascini o irriti, la personalità di Amélie Nothomb non lascia nessuno indifferente. Prendendo come oggetto di studio le opere pubblicate da Hygiène de l'assassin (1992) a Cosmétique de l'ennemi (2001), questa tesi sviluppa una riflessione sulle specificità dell'universo nothombiano in un'opera il cui materiale narrativo oscilla sulla soglia incerta tra il registro finzionale e quello autobiografico. Leggere un libro della Nothomb significa immergersi anima e corpo in un ambiente violento e crudele, un regno di trasmutazione dove la bellezza ideale si scontra costantemente con la bruttezza assoluta. Che cosa indica questa abbondanza di figure, sia fascinosamente belle che repulsive, mostruose e malvagie?