Il presente studio è atto ad indagare l'utilizzo della forma aggettivale nell'opera attribuita a Petronio, autore dell'età neroniana: il Satyricon. Dall'analisi si evince che l'autore, definito da Tacito l'"arbiter elegantiae", fa spesso parlare i suoi personaggi con uno stile adatto al linguaggio colloquiale. Il dilemma è: si tratta di sermo vulgaris vero e proprio, o di una raffinata aemulatio che l'autore intende operare, al fine di conferire alla propria opera una maggiore credibilità? Ad oggi, il Satyricon rimane il più grande ritratto del contrasto tra mondo colto e mondo plebeo nella latinità e la maggiore testimonianza del latino colloquiale, autentico, tramandatoci altrimenti unicamente dalle iscrizioni pompeiane, ed esulante dalla lingua letteraria, filtrata e purificata.