Riunire Amilcar de Castro e João Cabral de Melo Neto, che, pur essendo contemporanei e condividendo i gusti artistici, non si sono mai incontrati, è correggere un progetto che la Storia ha dimenticato di finire. Tra gli aspetti che avvicinano João Cabral e Amilcar de Castro c'è il privilegio della visualità nella sua poesia, che prende le parole per la loro materialità di inchiostro su carta. Amilcar, a sua volta, esplora anche il metalinguaggio della scultura, facendo balzare alla percezione aspetti come il peso e la conquista della terza dimensione. Il metodo comparativo, che è la tecnica stessa delle similitudini di Cabral, serve anche per affrontare il progetto costruttivo presente in entrambi, ma che in Amilcar assume le peculiarità della rottura neo-concreta. Infine, l'approccio fenomenologico ci porta a scoprire nella piega - "letterale" in Amilcar e sotto forma di "smontaggio interno della parola" in Cabral - il contributo fondamentale al progetto condiviso di denaturalizzazione della percezione umana. Promuovere l'incontro tra questo scultore e questo poeta è quindi affermare le somiglianze che il meticoloso Cabral, critico del museo di tutto e di tutti, ha trascurato di realizzare.
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