La parola 'acquacoltura' deriva dal latino 'aqua' (= acqua) e 'culture' (= coltivazione, specialmente in vista di un miglioramento). Il termine 'acquacoltura' copre tutte le attività finalizzate alla produzione, trasformazione e commercializzazione di piante e animali acquatici da acque dolci, salmastre e salate. In termini più ristretti, l'acquacoltura comprende l'uso e la manipolazione di corpi d'acqua naturali e artificiali per produrre le specie richieste dall'uomo, e quindi riguarda tutte le attività relative all'allevamento e alla cultura degli organismi acquatici (Awad, 2010). Particolari tipi di acquacoltura includono l'allevamento di pesci, l'allevamento di gamberi, l'allevamento di ostriche, l'algalcultura (allevamento di alghe), e la coltivazione di pesci ornamentali. Tra tutte queste, l'allevamento di pesci è la forma più comune di acquacoltura che comporta l'allevamento di pesci a fini commerciali in vasche, stagni o recinti oceanici, di solito per il consumo alimentare. In tutto il mondo, le specie ittiche più importanti utilizzate nella piscicoltura sono il salmone, la tilapia e il pesce gatto (FAO, 2012).