La popolarizzazione dell'orrore come genere artistico non è un fenomeno attuale nella nostra società. Fin dal suo emergere come genere - attraverso il teatro, le arti visive e il grande schermo - l'orrore, che sia attraverso la violenza della morte, l'inseguimento dei mostri o l'accesso al mondo degli spiriti, ha attraversato le nostre paure e ansie più profonde, incuriosendo gli spettatori più diversi. In questa ricerca esamineremo la relazione tra l'estetica dell'orrore cinematografico nel XXI secolo e la trasformazione della sensibilità e della memoria contemporanea, basandoci sugli studi di Walter Benjamin sugli effetti di shock dopo la Modernità. Queste trasformazioni influiscono sul modo in cui i soggetti sentono, percepiscono, ricordano e dimenticano oggi. Si problematizzerà l'estetica di un nuovo tipo di cinema dell'orrore, che presenta una maggiore intensità di violenza rispetto ai film prodotti nel XX secolo, sia in termini di contenuto che di forma, così come la relazione che si instaura tra lo spettatore e le immagini, e la ragione della progressiva richiesta di questo tipo di prodotto da parte degli spettatori.