Lo sviluppo delle tecniche di neuroimmagine negli ultimi anni e la loro applicazione al di fuori del campo medico ha aperto nuove opportunità di ricerca per quanto riguarda il comportamento dei consumatori o il loro processo decisionale. Il neuromarketing è emerso come un campo di ricerca ampliato sulla neuroeconomia. Il termine è stato introdotto dal professor Ale Smitds dell'Università Erasmus di Rotterdam (Roebuck, 2011) come riferimento all'applicazione di tecniche di neuroimmagine nella ricerca di mercato. La principale differenza tra la ricerca di neuromarketing e i metodi di ricerca tradizionali risiede nel fatto che nella prima non viene chiesto ai soggetti di esprimere la propria opinione su un determinato argomento. In altre parole, le dichiarazioni orali non vengono prese in considerazione, poiché i risultati si ottengono solo registrando l'attività cerebrale dei partecipanti. Entrando nel subconscio umano, la ricerca di neuromarketing permette di identificare le reazioni dirette dei soggetti agli stimoli a cui sono esposti - prodotti, confezioni, servizi segnalati da loghi, elementi visivi, olfattivi, tattili, gustativi o uditivi che caratterizzano i beni che soddisfano i bisogni dei consumatori.