Registro stilistico elevato, metafore ardite, dettato immaginifico e canoro, associazione fra tradizione e informatica, verso lungo, aggettivazione lucida e saporosa delineano i caratteri della pubblicazione del giovane D. P. Carpanà: Da che bora incalza e scirocco stempia / per troppo tempo la cetra fu silente, / Musa, è un obolo quello che tu cerchi?. Il linguaggio della contemporanea tecnologia viene assunto quale nuovo universo mitologico: "Nuovamente alzato a random nel cuore della notte / percorrendo l'uragano che racchiudi nel ventre / per cercar di decifrare le nostre equazioni. La tensione retorica si pone come visione del mondo, condotta allo stremo da una società che ha ridotto l'Uomo ad essere prossimofobico e vacuopensante: al poeta non resta che aprir la bocca per urlare o vomitare (Giuliano Ladolfi, per "Atelier Poesia")
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