La dislessia è un disturbo che causa difficoltà nella lettura e compromette anche il linguaggio scritto. Gli studi dimostrano che la dislessia ha caratteristiche genetiche, con un'ereditarietà compresa tra il 23 e il 65% dei casi. La dislessia colpisce tra il 5 e il 17% degli studenti. La prima descrizione di questa condizione risale al 1896 ed è stata fatta dal neurologo inglese Pringle Morgan, che la chiamò cecità verbale congenita. Da allora sono state avanzate diverse teorie sull'origine di questo disturbo, la più accreditata delle quali è la causa neurobiologica. L'Associazione Brasiliana per la Dislessia (ABD), così come l'Associazione Internazionale per la Dislessia (IDA) e l'Istituto Nazionale per la Salute del Bambino e lo Sviluppo Umano (NICHD), definiscono la dislessia come segue: "un disturbo specifico dell'apprendimento, di origine neurobiologica, caratterizzato da difficoltà nel riconoscimento accurato e/o fluente delle parole, nelle abilità di decodifica e nell'ortografia. Queste difficoltà derivano solitamente da un deficit nella componente fonologica del linguaggio e sono inaspettate rispetto all'età e alle altre abilità cognitive".