Il canonico Salamanca non amava molto il breviario; pure mancava di rado al coro, a recitare insieme con gli altri canonici l'uffizio di laudi e di vespro, perché allora il coro fruttava e le rendite venivano spartite soltanto tra i presenti, segnati su lo scartafaccio bislungo che si conservava in sagrestia. Spesso però, tra un versetto di salmo e l'altro, egli appiccava conversazione con questo o quello dei canonici seduti ai lati del suo stallo, per ragionare di caccia, sua gran passione, senza curarsi delle occhiate bieche del prevosto che, dirimpetto, bofonchiava l'ufficio con voce roca, quasi invece di cose sante brontolasse bestemmie.
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