Lo studio riguarda l'evoluzione delle relazioni tra lo Stato e la Chiesa romana in Cile tra il 1958 e il 1973. Un periodo vissuto dai cileni, di eccessiva polarizzazione e con governi di diverso segno politico, sotto la guerra fredda. L'esperienza nazionale che inizia con un governo di destra moderata nel 1958 si conclude in un dramma emotivo-politico con la morte del Presidente della Repubblica di un governo socialista moderato che per la prima volta nel mondo e nella Storia universale scelto in modo pulito e trasparente da un popolo. E che, senza essere una maggioranza, ha governato il Paese. Nel bel mezzo di questo sviluppo, la Chiesa romana, con il Concilio Vaticano II, trasse il meglio dai venti di cambiamento sociale, agitati da vari gruppi cileni all'interno e sterminò la Chiesa in un contesto di piena democrazia che portò persino alcuni a vilipendere e deridere tutti. Anche se era sempre stato così nella politica interna cilena, si arrivò agli estremi.