Durante la Seconda guerra mondiale, il contributo dei reparti corazzati del Regio Esercito sul fronte francese fu abbastanza marginale e, per questo motivo, mai preso in esame in maniera organica. L'impiego dei carri armati nei primi giorni del conflitto sulle Alpi avrebbe però dovuto offrire importanti spunti di riflessione ai Comandi italiani, perché si erano immediatamente palesate delle serie difficoltà sia nell'impiego dei carri armati impiegati, che si dimostrarono del tutto inadeguati, che nelle tattiche di impiego dei reparti corazzati, segnali che furono del tutto ignorati e che fecero sì che gli stessi errori si perpetrassero nelle successive fasi del conflitto. Dopo questa parentesi d'esordi0, reparti corazzati furono inviati in Francia solo nel novembre del 1942, a presidio delle coste della Francia meridionale e dalla Corsica, appunto con compiti di guarnigione di un Paese occupato e, di conseguenza, mai impiegati in combattimento. L'Armistizio dell'8 settembre 1943 segnò però una svolta: se da una parte i reparti schierati nella Francia meridionale non presero parte ad alcuno scontro e rientrarono in Italia, le unità corazzate di stanza in Corsica reagirono ai tentativi tedeschi di impossessarsi dei punti chiave dell'isola e si ingaggiarono in lunghi giorni di combattimenti contro gli ex alleati, combattimenti che terminarono con l'abbandono della Corsica da parte dei tedeschi.
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