Questa è poesia mistica, mistica riflessione. Chi non conosce la nostalgia del cuore verso l'ignoto, il piangere dolce dell'anima, il travaglio del dubbio offuscatore della limpidezza, è meglio che non legga, non è cosa per lui. In questo libro si celebra il Cristo, sia nella sua storicità che nella sua inabitazione dell'anima. Perché in ognuno di noi c'è un accesso alla via verso il Cristo, sulla quale via soltanto si compie la nostra metamorfosi spirituale. Dove c'è resurrezione, c'è Cristo. Dove c'è resurrezione, lì sempre c'è il Cristo. Perché il cristianesimo è eterno, era al crear del mondo, sarà nella sua fine, con mille nomi o milioni, forse con un nome per ciascun uomo, ma quando quest'uomo guarderà verso il volto di Dio, sempre incontrerà il Cristo, sempre vedrà in Lui il volto della sua vera natura, la cifra del suo essere, il nome con cui presentarsi a Dio. Perché il Cristo è per ciascuno in qualche modo se stesso. E il Castello del Graal non è mai sparito, ma come sempre è nascosto, né mai lo vedrà o berrà dal Graal chi non abbia aperto gli occhi dell'anima, colui la cui voce non abbia trovato la domanda che guarisce il Re Pescatore. La strada tuttavia non è mai chiusa.
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