Ha scritto Luigi Ambrosoli: "Nella poesia, in cui rifletteva la sua concezione della scienza e della natura, l'Anile trovò liberazione dalle inquietudini dell'esistenza, giustificando angoscia e dolore in una visione provvidenziale; la sua lirica ha una voce lieve e tenue: rifugge dai contrasti drammatici come rifugge da ogni tendenza declamatoria. L'opera poetica dell'Anile rifiuta la classificazione in una delle correnti letterarie del primo Novecento, per la sua fisionomia indubbiamente indipendente; è possibile, forse, rintracciare in essa qualche reminiscenza pascoliana e, in particolar modo, del Pascoli di Myricae."
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