In questo copione, l'autore assume un'opinione pragmatica secondo cui, sebbene le fragilità e i limiti umani non possano essere definiti buoni, essi sono comunque rivendicati dai religiosi-umani. Egli scrive per tutti i religiosi e gli uomini con la questione amalgamata nel titolo citato, che assumono la condizione di religiosi e uomini e quindi la trascendono già per loro, se non altro, rimarranno creature. Pertanto, è opinione dell'autore che gli uomini religiosi e spirituali, e nel contesto di questa scrittura i transumanisti, cercano la trascendenza anche se diffidano del transumanesimo, non perché si oppongono ad andare oltre il presente, ma perché si oppongono ad andare oltre l'essere umano. E qui sta la sua domanda ermeneutica sul perché, o meglio ancora, sul "perché no".
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