Nel tardo medioevo, Cellino, feudo della nobile famiglia Acquaviva, è assediato dalle truppe di Matteo Di Capua e la popolazione, malgrado lotti fieramente, è ormai allo stremo. Un fatto di sangue all'interno delle mura di cinta sconvolge gli animi già provati del duca, Giosia Acquaviva, e dei cellinesi: il consigliere militare del duca viene brutalmente ucciso. Si conosce fin da subito l'identità dell'omicida e lo scrittore, pur descrivendo le indagini dell'abate Ciacci, incaricato dal nobile di far chiarezza sul misfatto, in realtà prende a pretesto l'omicidio, peraltro realmente accaduto come testimonia un atto notarile pervenuto fino ai nostri giorni, per ricostruire l'episodio storico dell'assedio. Ezio Cornacchia adotta quindi un approccio induttivo: partendo dal particolare episodio di un dramma delittuoso di per sé trascurabile, egli ambisce a ricostruire l'ambiente storico generale nel quale tale evento si è realizzato.
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